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Adelmo Franceschini
Nato a Sala Bolognese (BO)

il   11/09/1924

Adelmo Franceschini nasce a Sala Bolognese l’11 settembre 1924 in una grande famiglia di mezzadri composta da 25 persone. Successivamente la famiglia si divide e, in cerca di una situazione lavorativa migliore, si trasferisce ad Anzola.
Sono anni in cui il contratto mezzadrile è la forma più diffusa nelle campagne e la condizione di questi contadini è tra le più dure: il rapporto di lavoro tra agrario e mezzadro prevede la suddivisione dei prodotti al 50%, una serie abbastanza nutrita di “regalie” per il padrone, la vendita dei prodotti fatta da quest’ultimo e la chiusura dei conti annuali a discrezione del proprietario.
Ma soprattutto è diffusa la pratica da parte dei padroni della terra di raccogliere informazioni sul mezzadro e sulla sua famiglia: interessarsi di politica o, peggio, fare politica non è una referenza molto positiva per chi cerca lavoro.
Adelmo riesce a completare il ciclo di istruzione elementare: una scuola in cui si impartisce una “educazione marcatamente fascista che in famiglia, dove ci si preoccupava del lavoro che era molto e faticoso, nessuno si arrischiava di contrastare per non suscitare il risentimento del padrone, che era un gerarchetto mussoliniano”.
Nonostante la caduta del regime il 25 luglio 1943 e la speranza generale di un’imminente fine della guerra, Adelmo viene chiamato alle armi nell’agosto successivo ed assegnato al 6° Reggimento Artiglieria di stanza a Modena. È qui che si trova all’annuncio dell’Armistizio, l’8 settembre, ed è da qui che insieme ai compagni viene trasferito dai tedeschi nella caserma della fanteria, nei pressi della stazione, dove era stato costituito una sorta di campo di raccolta.
Verso la fine di settembre esponenti della neonata Repubblica Sociale cominciano a visitare il campo con l’intento di sollecitare quanti più giovani è possibile ad arruolarsi nel nuovo esercito repubblicano per continuare la guerra al fianco dei tedeschi.
La scelta di Adelmo è più sociale che politica: i proprietari terrieri che sfruttano i mezzadri sono tutti fascisti e quindi lui non potrebbe mai combattere per la loro guerra.
E così, la mattina del 4 ottobre, dopo il fallimento di un tentativo di fuga, Adelmo e i compagni sono caricati su un treno bestiame, in sessanta per vagone, e deportati in Germania nei campi di concentramento.
Registrato presso lo Stalag III C di Alt Drewitz/Kuestrin, ai confini con la Polonia, Adelmo diventa a tutti gli effetti un IMI – Internato Militare Italiano: iniziano da allora due lunghi anni di lavori forzati nelle industrie militari tedesche.
Liberato dall’Armata Rossa sovietica nel maggio del 1945, riuscirà a tornare in Italia solo nel settembre successivo.
Adelmo Franceschini continuerà a lavorare come mezzadro fino al 1955, battendosi sempre per migliorare la sua condizione contro le ingiustizie, i soprusi e le violenze.
Il suo impegno democratico si rifletterà nei numerosi incarichi a livello locale e provinciale ricoperti negli anni successivi: Segretario della Lega dei Mezzadri, Segretario della Camera del Lavoro, Sindaco del Comune di Anzola dell’Emilia dal 1960 al 1970, funzionario della Federazione del Partito Comunista Italiano e Segretario Generale della CNA di Bologna.
Adelmo Franceschini vive tuttora ad Anzola dell’Emilia, testimone instancabile dei valori democratici scaturiti dall’Antifascismo e dalla Resistenza.

Bibliografia e approfondimenti:

  • La biografia di Adelmo Franceschini è tratta dalle testimonianze raccolte tra il 2010 e il 2011 da Pietro Ospitali e contenute nel testo di Vincenzo Sardone, Una comunità resistente. Mezzo secolo di storia unitaria ad Anzola dell’Emilia (1905-1956), Edizioni Aspasia, San Giovanni in Persiceto (BO) 2011.

Fonti
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