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Staffetta partigiana

Il ruolo della staffetta partigiana era spesso ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18 anni per il semplice fatto che si pensava destassero meno sospetti e che non venissero quindi sottoposte a perquisizione.

Le staffette avevano il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate e tra le formazioni e il centro direttivo, e di mantenere inoltre i contatti fra i partigiani e le loro famiglie; in alcuni casi avevano anche il compito di accompagnare gli eventuali resistenti. Senza i collegamenti che loro assicuravano, tutto si sarebbe fermato e ogni cosa sarebbe stata più difficile.

All'interno della brigata la staffetta aveva spesso anche il ruolo fondamentale di infermiera, tenendo i contatti con il medico e il farmacista per curare i combattenti da pidocchi e dalle ferite procurate in battaglia. Le staffette non erano armate e per questo il loro compito era molto pericoloso. Il loro obiettivo era quello di passare inosservate: infatti, erano vestite in modo comune, ma con una borsa con doppio fondo, per nascondere tutto ciò che dovevano trasportare. Altri collegamenti che si rivelarono indispensabili sin dagli inizi della guerriglia erano quelli che tenevano le staffette tra città e montagna. Specie nei momenti più difficili, le staffette recuperavano e mettevano in salvo molti feriti e sbandati e ripristinavano quasi tutti i collegamenti che l'operazione nemica aveva interrotto. Percorrevano chilometri in bicicletta, a piedi, talvolta in corriera e in camion, pigiate in un treno insieme al bestiame, per portare notizie, trasportare armi e munizioni, sotto la pioggia e il vento, tra i bombardamenti e i mitragliamenti, con il pericolo ogni volta di cadere nelle mani dei nazifascisti. Viaggiavano di notte per essere a casa e al lavoro in tempo, e spesso nemmeno i familiari sapevano dell'impegno delle loro figlie, mogli, sorelle. Durante gli spostamenti, erano sempre in prima linea: quando l'unità partigiana arrivava in prossimità di un centro abitato, era la staffetta che per prima entrava in paese per assicurarsi che non vi fossero nemici e dare il via libera ai partigiani, per proseguire nella loro avanzata. La figura della staffetta fu molto rispettata e fu il ruolo più riconosciuto per la pericolosità e l'importanza. Numerose staffette caddero in combattimento o nell'adempimento delle loro missioni.

Bibliografia e approfondimenti:
  • Marina Addis Saba, Partigiane. Tutte le donne della Resistenza, U. Mursia Editore, Milano 1998;
  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • sito ufficiale dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) nella sezione dedicata alle Donne nella Resistenza.

Fonti
Le fonti correlate a:
Staffetta partigiana
  • home.Mariuccia Nulli la cella del Lager

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