Il saccheggio è stato da sempre una forma di "risarcimento" immediato che qualsiasi esercito coinvolto in un conflitto adottava contro un paese nemico attraverso l'azione del sistematico e violento depredamento del suo territorio. Nonostante questa abitudine fosse stata vietata dalla Convenzione dell'Aja del 1907, saccheggi e violenze di ogni genere furono una caratteristica comune a tutti gli eserciti occupanti nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
In Grecia e in Albania, come in tutta la zona dei Balcani, il Regio Esercito italiano, per garantirsi il regolare approvvigionamento, razziò le risorse e le derrate alimentari presenti immagazzinate nel paese, lasciando la popolazione civile priva dei mezzi di sussistenza minima.
In Italia, gli anni tra il 1943 e il 1945 furono segnati da furti e devastazioni e la zona della penisola più interessata da queste razzie fu l'Italia centrale, da Roma fin verso la Linea Gotica, in cui i tedeschi prima e gli Alleati poi fecero "terra bruciata" dei centri abitati, requisendo i beni di prima necessità e approfittando delle popolazioni locali in molti e svariati modi.
Bibliografia e approfondimenti: