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Podestà

La figura del Podestà venne introdotta storicamente da Federico Barbarossa a metà del XII secolo, ma ebbe larga diffusione tra il XIII e il XIV secolo in quanto supremo magistrato dei comuni italiani con funzioni esecutive e di coordinamento delle diverse istituzioni cittadine. Nei secoli successivi e fino al 1918 il termine fu impiegato per designare il capo dell'amministrazione comunale, in particolare nei territori di lingua italiana soggetti al dominio dell'Impero Asburgico.

Il titolo fu poi ripreso con lo stesso significato dal regime fascista che introdusse la figura del Podestà con la legge 4 febbraio 1926, n. 237.

Dal 21 aprile 1927 al 1945 gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale furono trasferite al Podestà, nominato con Regio Decreto per cinque anni e in ogni momento revocabile. Nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti il podestà poteva essere affiancato da uno o due vice-podestà (secondo che la popolazione fosse inferiore o superiore a 100.000 abitanti), nominati dal Ministero dell'Interno. Il podestà era inoltre assistito da una consulta municipale, con funzioni consultive, composta da almeno 6 consultori, nominati dal prefetto o, nelle grandi città, dal Ministro dell'Interno. Un ordinamento speciale fu invece previsto per la città di Roma alla cui amministrazione venne preposto un governatore.

L'istituto del Podestà fu abolito con il D.L.111 del 4 aprile 1944, che riportò il sindaco elettivo a capo dell'amministrazione comunale.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Dizionario di storia, Bruno Mondadori Ed., Milano 1995;
  • A. Del Boca, M. Legnani, M. G. Rossi (a cura di), Il regime fascista, Editori Laterza, Roma-Bari 1995;
  • Patrizia Dogliani, Il fascismo degli italiani. Una storia sociale, UTET, Torino 2008.

Fonti
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Podestà

Fonti
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Parole correlate:

Fascismo (192)

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