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Fascismo

Movimento e regime totalitario, antisocialista e antidemocratico, sorto in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale. Il Fascismo diede in seguito il nome a molti movimenti europei analoghi tra le due guerre mondiali, alimentati dalla crisi economica e dallo spirito di crociata contro il bolscevismo. Il termine, che fa riferimento al fascio littorio dell'Antica Roma, deriva dai Fasci Italiani di Combattimento fondati nel marzo 1919 da Benito Mussolini.

Ispirato ad una ideologia antiborghese, ostile alle istituzioni liberali e parlamentari, il Fascismo si qualificò subito soprattutto come un movimento antisocialista che ricorreva apertamente alla violenza e che si proponeva obiettivi legati alla tradizione del sindacalismo rivoluzionario, al futurismo, al nazionalismo e all'imperialismo. Il Fascismo descriveva se stesso come una terza via alternativa al capitalismo liberale e al comunismo marxista, basata su una visione interclassista, corporativista e totalitaria dello Stato.

Nel novembre 1921 fu creato il Partito Nazionale Fascista (PNF) che si presentò esplicitamente come una forza di destra che poneva ai vertici dei valori la Nazione e lo Stato e la conciliazione delle classi finalizzata allo sviluppo della produzione. Raggiunse il potere nel 1922 con la Marcia su Roma e si costituì in dittatura nel 1925. Attraverso una serie di provvedimenti, la dittatura si consolidò come un blocco di potere in cui predominavano gli interessi dei maggiori gruppi industriali e finanziari, ma caratterizzandosi anche per la sua base di massa relativamente ampia il cui consenso era sostenuto da una forte opera di propaganda. Parallelamente si rafforzò il potere personale di Mussolini, proclamato Duce del Fascismo, capo del governo e non più responsabile innanzi al parlamento.

La scelta di partecipare alla Seconda Guerra Mondiale (10 giugno 1940) accanto alla Germania nazista avviò quel processo che portò al crollo del regime mussoliniano (25 luglio 1943). L'eredità delle originarie posizioni populistiche e anticapitalistiche del Fascismo venne poi ripresa da Mussolini stesso alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945).

Bibliografia e approfondimenti:

  • Patrizia Dogliani, Il fascismo degli italiani. Una storia sociale, UTET, Torino 2008;
  • Nicola Tranfaglia, Un passato scomodo. Fascismo e postfascismo, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006;
  • Pierre Milza, Serge Berstein, Nicola Tranfaglia, Brunello Mantelli, Dizionario dei fascismi. Personaggi, partiti, culture e istituzioni in Europa dalla Grande Guerra a oggi, Bompiani, Milano 2002;
  • Dizionario di Storia, Bruno Mondadori Editore, Milano 1995;
  • A. Del Boca, M. Legnani, M.G. Rossi, Il regime fascista, Laterza Ed., Roma-Bari 1995;
  • Enzo Santarelli, Storia del movimento e del regime fascista, 2 voll., L'Unità-Editori Riuniti, Roma 1971.

Approfondimenti al femminile

Malgrado un’iniziale atteggiamento favorevole all’emancipazione femminile del movimento fascista, l’idea dell’eguaglianza fra i sessi lasciò rapidamente il posto a una rinnovata esaltazione della virilità e della mascolinità.

La campagna demografica avviata da Mussolini con il discorso dell’Ascensione del maggio 1927 fu concepita in funzione e all’interno della famiglia ed era volta a esaltare il ruolo delle donne in quanto madri. Per il Fascismo la gravidanza, la maternità e la cura dei più piccoli rappresentavano i momenti centrali della vita della donna, le cui attività si dovevano svolgere quasi interamente fra le mura domestiche.

Nonostante la propaganda, le donne non sembrarono accettare pienamente il destino di avere come unici compiti la riproduzione e la cura: un sondaggio realizzato a
Roma nel 1937 rivelò che le ragazze iscritte agli istituti magistrali avrebbero desiderato un lavoro extradomestico e rifiutavano di esaurire nella maternità i loro progetti di vita.

Le ragazze italiane, dunque, erano molto lontane dall’ideale femminile perseguito dal fascismo. Paradossalmente, a questo risultato aveva in parte contribuito il fascismo stesso, che aveva lanciato alle italiane delle nuove generazioni un messaggio decisamente contraddittorio. Da un lato, esse erano invitate fin da piccole a prendere come esempio Rosa Maltoni (la madre del Duce, morta nel 1905), “donna all’antica” disposta a realizzarsi completamente nella maternità. Nello stesso tempo, tuttavia, alle giovani furono offerte varie occasioni di socializzazione, che offrirono loro inaspettate e inedite occasioni di libertà.

Ruoli tradizionali e presenza pubblica delle donne rappresentarono la contraddizione gli anni del fascismo nel conflitto irrisolto tra ansia di modernità e richiamo al passato. La donna “nuova” doveva saper coniugare l’abnegazione materna e i valori della domesticità con l’attivismo sociale, secondo le forme e i modi stabiliti dal regime; doveva apparire combattiva ma al tempo stesso sottomessa all’autorità maschile. Equilibrio non facile tra domesticità e presenza nel pubblico al quale le donne andavano preparate per essere al tempo stesso madri prolifiche e ardenti patrioti.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Victoria De Grazia, Le donne nel regime fascista, Marsilio, Venezia 1993;
  • Pierre Milza, Serge Berstein, Nicola Tranfaglia, Brunello Mantelli, Dizionario dei fascismi. Personaggi, partiti, culture e istituzioni in Europa dalla Grande Guerra a oggi, Bompiani, Milano 2002;
  • Fascismo e identità di genere, in Francesco Maria Feltri, Maria Manuela Bertazzoni, Franca Neri, Chiaroscuro, Sei Editrice 2010;
  • Isabella Gianelloni, Cara Contessa. Le donne e il Fascismo, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2014;
  • Elena De Marchi, Donne, Fascismo e Resistenza. Un itinerario storico e storiografico, in Casa Editrice Pearson.

Fascismo – Per saperne di più…Approfondimenti al femminile


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