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Confine orientale

La questione del confine orientale italiano ha origini antiche. Essa racchiude al suo interno tutte le difficoltà e le contraddizione socio-culturali che una guerra si trascina con sé: l'obbligo di definire un vincitore, la spartizione della stessa frontiera per popoli diversi, le avversità di un processo diplomatico lunghissimo costato troppe vite; una questione che per certi versi è tutt'oggi aperta. Fiume, Gorizia, Trieste sono città simbolo dello scontro sociale e armato avvenuto in quel periodo e in quel particolare lembo di terra a nord-est del nostro Paese, considerato uno spazio d'importanza internazionale poiché teatro di confronto culturale, bellico e diplomatico durante la prima metà del '900. 

Nella sua accezione geografico-politica, il termine confine sta ad indicare la linea di demarcazione che separa due territori afferenti a soggetti diversi, che siano autorità locali oppure in altri casi statuali. Nel diritto internazionale, il confine è definito anche come frontiera e tale è l'estremità che delimita lo spazio di intervento del singolo Stato e che può quindi essere controllata materialmente, come pure militarmente. Infine, l'espressione confine naturale indica quello di uno spazio storicamente delineato, abitato da un'etnia, una popolazione o una nazione omogenea, all'interno di un dato territorio geografico delimitato per l'appunto da frontiere naturali (fiumi, catene montuose, mari).

Nell'ambito della storia d'Italia c'è uno spazio in cui per secoli si sono intrecciate e sovrapposte molteplici frontiere, di natura politica, culturale, religiosa e anche nazionale: si tratta del confine orientale, un'area che si colloca geograficamente dalle sponde del fiume Isonzo alla displuviale alpina orientale, racchiudendo il Carso (triestino e goriziano) e la penisola istriana sino a Fiume e al litorale dalmata con i suoi arcipelaghi di isole fino a Cattaro. Un luogo non solo fisico, in quanto parte dell'Adriatico e in sostanza limite fra la penisola italiana e quella balcanica, ma anche luogo storico, cesura tra l'Europa occidentale e quella orientale in senso generico.

Il confine orientale italiano è un'area di frontiera dove non solo si incontrano due Stati e ci si imbatte in toponimi di lingue diverse riferite alle stesse località, ma dove si deve fare i conti con altre specifiche situazioni, legate tra loro come la variabilità dei confini nel corso del tempo e l'alternarsi dei regimi statuali: basti pensare che lo stesso territorio esteso tra le città di Gorizia, Trieste, Fiume, Klagenfurt e Lubiana, appartenente al solo Impero Asburgico fino al 1918, si trova ora diviso in quattro stati (Austria, Croazia, Italia, Slovenia); inoltre, gli stessi stati confinanti, nell'ultimo secolo, si sono configurati in modo diverso in quanto a struttura politica (Impero, Regno, Repubblica, ma anche regimi di occupazione militare) e alcune formazioni statali hanno avuto una breve e travagliata durata (si pensi al Territorio Libero di Trieste, durato dal 1947 al 1954, e allo Stato Indipendente di Fiume dal 1920 al 1924).

In particolare, la Seconda Guerra Mondiale ha segnato profondamente l'area nord-orientale dove il confronto armato si è caratterizzato per una durata più ampia, in un contesto in cui l'appartenenza statuale di ampie regioni e città è stata lungamente incerta a partire dal 1943 con l'istituzione del Litorale Adriatico da parte dell'occupante tedesco e nel dopoguerra a seguito dell'aspra contesa diplomatica, che ha visto una stabile sistemazione territoriale appena nel 1954, con l'assegnazione alla Jugoslavia della maggior parte del territorio acquisito nel 1918 dall'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale.

Sempre in quest'area si sono intrecciate, mescolate, integrate, ma anche divise, confrontate, contrastate per secoli popolazioni di origine storica diversa, lingue e culture differenti, tradizioni o costumi solo in parte coincidenti. Dal punto di vista linguistico o etnico, dunque, sul confine orientale la geografia si è intrecciata con la storia, ossia gli spostamenti della popolazione, sia le migrazioni di carattere economico, sia i movimenti forzati, determinati dalle condizioni politiche.

Tali circostanze, in cui le popolazioni dell'Alto Adriatico hanno vissuto esperienze di frequenti cambiamenti statuali, sopportando tensioni tra differenti gruppi nazionali, fanno pensare che la storia del confine orientale italiano non sia mai una storia locale o particolare; in realtà si tratta di una storia localizzata, ma di rilievo nazionale, sia per l'Italia che per la Slovenia e la Croazia, e anche una storia di rilievo internazionale, poiché più stati vi si confrontano con interessi e interpretazioni spesso non coincidenti. Una situazione questa condivisa con tanti altri luoghi europei segnati da frontiere più volte variate nel corso dei secoli.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Giorgio Federico Siboni, Storia del confine orientale. Da Campoformio all'approdo europeo, Oltre Edizioni, Sestri Levante (GE) 2012;
  • Ivan Verc, Confine orientale: di linee, aree e volumi, in "Between", vol.1, n.1 (Maggio 2011);
  • Franco Cecotti, La storia del '900 al confine orientale. Un impegno complesso tra competenza e semplificazione, tra ricerca e divulgazione, materiali didattici prodotti e promossi dall'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea "Giorgio Agosti".

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