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Verona (VR)

Comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Verona sorge lungo le rive del fiume Adige, al margine settentrionale della Pianura Veneta, ai piedi dei Monti Lessini. La città costituisce un importante nodo geografico, al crocevia tra le direttrici stradali, ferroviarie e autostradali che collegano l'Italia centrale e nord-occidentale con il passo del Brennero. Importante meta turistica e centro di numerose manifestazioni fieristiche specializzate di rilevanza internazionale, nel 2000 Verona è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura. L'avvento al potere del Fascismo negli anni Venti del '900 portò nella città grandi progetti di opere pubbliche, di cui uno dei più grandi fu la costruzione degli ultimi muraglioni. Questi furono edificati con una velocità incredibile, tanto che i lavori iniziarono all'inizio del 1935 e si conclusero già nel novembre del 1936. La Seconda Guerra Mondiale non coinvolse Verona fino al 1943 quando, nella notte tra l'8 e il 9 settembre, subito dopo la notizia dell'Armistizio italiano, giunsero in città le truppe tedesche. Reparti della Wehrmacht e delle SS si scontrarono con reparti dell'Esercito Italiano: scontri a fuoco di particolare intensità si verificarono presso la Caserma Carlo Ederle, sede dell'8° Reggimento Artiglieria comandato dal colonnello Eugenio Spiazzi, che ordinò il fuoco contro i tedeschi prima di essere costretto alla resa. L'11 settembre i tedeschi avevano il controllo completo della città e vi insediarono i comandi di molte unità destinate al teatro di operazioni dell'Italia settentrionale. Verona assunse l'aspetto di una città-fortezza: il comando della Polizia Tedesca, l'Ufficio Ebraico della Gestapo, i tribunali delle SS e della Wehrmacht, e importanti comandi della stessa Wehrmacht, della Luftwaffe, della Kriegsmarine e della Organizzazione Todt furono dislocati in zona. Ma Verona ebbe un ruolo fondamentale anche nella ricostituzione del fascismo sotto la protezione tedesca nella Repubblica Sociale Italiana. Dopo la liberazione di Mussolini da Campo Imperatore, infatti, si riunì a Castelvecchio di Verona il primo ed unico congresso del rinato Partito Fascista Repubblicano, dove venne scritta la Carta Costituzionale della Repubblica Sociale Italiana, la cosiddetta "Carta di Verona": un documento in diciotto punti largamente ispirato da Alessandro Pavolini e Nicola Bombacci, che all'articolo 7 accoglieva l'antisemitismo come uno dei punti fondanti della Repubblica Mussoliniana. La città divenne sede di alcuni ministeri e, di fatto, con Salò e Milano, una delle capitali della RSI. A Verona fu anche celebrato il processo (8-11 gennaio 1944) ai gerarchi che, nella seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943, avevano votato per la caduta del duce. Emilio De Bono, Galeazzo Ciano (tra l'altro, genero di Mussolini), Luciano Gottardi, Oddo Marinelli e Carlo Pareschi furono condannati a morte e fucilati al forte di Procolo il 12 gennaio. Nonostante il rigido controllo sulla città effettuato dalle truppe di occupazione e dagli apparati della RSI, nell'ottobre del 1943 si costituì il primo CLN veronese, i cui membri vennero però tutti arrestati e imprigionati nel carcere degli Scalzi. Solo due dei componenti del secondo CLN, formatosi nel gennaio 1944, sfuggirono all'arresto e alla deportazione in Germania. Formazioni partigiane operarono nella zona della Lessinia orientale (Brigata "Vicenza", poi Divisione Pasubio, comandata dal discusso Giuseppe Marozin) e del Monte Baldo (Brigata "Vittorio Avesani", comandata da Giampiero Marini e Romano Marchi). Il 14 luglio 1944 un gruppo di sei gappisti liberò dal carcere degli Scalzi Giovanni Roveda, sindacalista, arrestato il 21 dicembre 1943 a Roma dagli uomini della banda di Pietro Koch. Tra il 24 e il 25 aprile 1945, prima di abbandonare la città, i tedeschi fecero saltare tutti i ponti sul fiume Adige. Mentre il CLN assumeva le funzioni di governo, il 26 aprile le prime avanguardie della 10^ Divisione di Montagna Usa entrarono in città. Va ricordato anche che Verona, per la sua posizione strategica e per la menzionata presenza di molti comandi militari tedeschi e di cinque ministeri della Repubblica Sociale Italiana, fu una delle città più bombardate: alla fine della guerra risultò distrutta al 45% dalle bombe degli Alleati ed anche le perdite di vite umane furono elevate. Le incursioni più terribili furono quella del 28 gennaio 1944, quando 120 quadrimotori colpirono la zona della stazione Porta Nuova, e quella del 4 gennaio 1945, quando vennero danneggiati o distrutti Castelvecchio, la biblioteca capitolare, la biblioteca civica ed altri importanti monumenti. Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, la città di Verona è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: "Città di millenarie tradizioni risorgimentali, pur vessata da eserciti nemici e lacerata da operazioni militari, nel corso di cruenti combattimenti e nei periodi di servitù, in 20 mesi di lotta partigiana, Verona testimoniò, con il sangue dei suoi figli migliori, nelle prigioni e sui patiboli, il suo indomito spirito di libertà, eroicamente sostenuta da persone di ogni categoria sociale ed associandosi idealmente a quei concittadini che, militari all'8 settembre 1943, si erano uniti ai resistenti locali in Francia, in Grecia, in Albania e in Jugoslavia. L'attività del Comitato di Liberazione Nazionale rinvigorì le azioni di guerriglia in modo tale da suscitare sorveglianza e spionaggio delle varie polizie, tanto che, fatto eccezionale della lotta di Liberazione in Italia, uno ad uno i suoi membri, tra il luglio e l'ottobre del 1944, vennero catturati, torturati e inviati nei vari campi di sterminio, dai quali non tornarono. Il 17 luglio 1944 un gruppo di partigiani penetrò nel carcere degli Scalzi con l'obiettivo di liberare dirigenti del movimento antifascista nazionale. Tale contributo di sangue, i bombardamenti, le persecuzioni, le distruzioni di interi paesi, sia nella pianura che nelle valli prealpine, non scalfirono ma rafforzarono la lotta delle popolazioni di Verona, degna protagonista del secondo Risorgimento Italiano. Verona, settembre 1943-aprile 1945"

Bibliografia e approfondimenti:

  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Vito Paticchia (a cura di), Percorsi della memoria. 1940-1945: la storia, i luoghi, con la collaborazione di Paolo Zurzolo, Clueb, Bologna 2005;
  • sito istituzionale del Comune di Verona;
  • sito ufficiale del Comune di Verona-Turismo.

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