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Serrapetrona (MC)

La zona di Serrapetrona è stata definita da De Gasperi in una lettera indirizzata a don Nicola Rilli, come la culla del movimento patrioti marchigiano e centro di raccolta dei prigionieri alleati(Rilli, 1945 p.51). Effettivamente la parrocchia dell’arciprete don Felice Francalancia divenne fin dai giorni successivi all’armistizio un punto di riferimento per militari sbandati e prigionieri evasi dai campi di internamento. Don Nicola Rilli, cappellano del paese e singolare figura di prete-capo partigiano nella zona di Serrapetrona, si prodigò nell’aiutare queste persone, rifocillandole e trovandogli dei vestiti civili con cui potersi cambiare. Ma egli fece di più. Infatti partecipò alla costituzione di una formazione partigiana: un gruppo di ufficiali fuggiti dal distretto militare al momento dell’occupazione tedesca di Macerata, con a capo lo stesso comandante, il tenente colonnello Costantino Ciuffoni. La banda però si sciolse poco prima di Natale, quando il colonnello, da tempo ricercato come capo delle bande armate operanti in quella zona, venne arrestato dalla GNR. In ogni caso, già da tempo alcuni elementi se ne erano andati, a causa dell’atteggiamento indifferente degli ufficiali nei confronti delle necessità dei partigiani. Esemplare è quanto accadde durante un trasferimento da Castel San Venanzio alla Posta di Pagnotta, quando i partigiani vennero lasciati all’aperto sotto la pioggia battente mentre gli ufficiali trovarono riparo all’interno di un locale (Giacomini, 2008 p.76). Dopo lo scioglimento della banda di Serrapetrona, don Rilli, nome di battaglia Lino, si unì inizialmente ai Gruppi di Monastero e Montalto, per poi costituire una nuova formazione che prese il nome di Giammario Fazzini, da uno dei giovani morti il 22 marzo a Montalto. Alla fine di giugno la nuova banda fu coinvolta in un duro scontro con i nazifascisti durante il quale si verificò il cosiddetto eccidio di Pozzuolo e Capolapiaggia, il 24 giugno 1944. Il 4 marzo a Serrapetrona i partigiani prelevarono dal consorzio agrario circa 650 quintali di grano, che distribuirono in parte alla popolazione. Inoltre presero 65 fucili da caccia, custoditi nei locali del Municipio e si rifornirono di tabacco. Infine pranzarono lasciando una ricevuta con timbro “Brigata Partigiani Garibaldi – Gruppo 201”. Alla loro guida c’era il famoso tenente Acciaio, scomparso poi misteriosamente nel mese di aprile e da allora sostituito dal tenente Tòto, nato e vissuto proprio a Serrapetrona (Giacomini, 2008 p.228). Nel mese di maggio, all’interno dell’osteria di Borgiano, frazione di Serrapetrona si tenne un importante incontro tra una delegazione partigiana guidata dal comandante “Spartaco” Giorgio Gatti, accompagnato da diversi comandanti e commissari di gruppo, e una rappresentanza di SS guidata dal tenente Malanga, affiancato da un capitano tedesco venuto direttamente da Perugia. Alla base vi era il tentativo di pacificazione direttamente sostenuto dal comando tedesco di Perugia, interessato soprattutto a garantirsi la libertà di circolazione sulla statale 77, divenuta di primaria importanza per l’avanzata del fronte. Il comando tedesco avrebbe concesso vita tranquilla ai partigiani in alcune zone concordate della montagna, in cambio della sicurezza della rotabile. Tuttavia l’incontro non portò ad alcun accordo, Luigi Angeli infatti ricorda: Naturalmente nulla si concluse. Loro volevano che ci arrendessimo. Noi volevamo la loro resa in nome del governo Badoglio. Ai tedeschi premeva che fosse garantita libertà di transito sulla statale 77. Per noi era solenne impegno impedire che un solo tedesco la potesse percorrere tranquillo (Tolentino e la resistenza nel Maceratese, 1964 p.193). Bibliografia e approfondimenti: 
  • AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964;
  • R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008;
  • N. Rilli, La Sagra di S. Giovanni. Pomeriggio di fuoco e di sangue a Letegge, Pozzuolo, Capolapiaggia (Camerino-Macerata), Edizioni “I quaderni del patriota”, Macerata 1945.

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