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Merano (BZ)

Comune italiano nella provincia autonoma di Bolzano, in Trentino Alto Adige, Merano è capoluogo della comunità comprensoriale del Burgraviato e dista 30 km da Bolzano in direzione nord. Circondata dalle montagne e attraversata dal torrente Passirio, la città si trova nel fondovalle, all'inizio di quattro importanti valli: la Val Venosta, la Val Passiria, la Val d'Adige e la Val d'Ultimo. Alla periferia di Merano sorgono il paese ed il castello di Tirolo da cui prende il nome la regione storica del Tirolo. Importante luogo di cura e di villeggiatura dell'impero austro-ungarico fin dalla seconda metà dell'Ottocento, Merano, insieme a tutta la parte meridionale del Tirolo, fu annesso all'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale. L'ascesa al potere del Fascismo nel 1922 portò per la città una serie di cambiamenti. Ad esempio, i comuni di Maia Bassa, Maia Alta e Quarazze vennero incorporati in quello di Merano, che assunse così notevoli dimensioni. Nel 1939 l'Italia stipulò un accordo con la Germania per il trasferimento nel Reich della popolazione sudtirolese di lingua tedesca. Le cosiddette "opzioni" furono attuate solo sulla carta, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale impedì di portare a termine il progetto. Merano divenne città-lazzaretto e rimase pressocché indenne dai bombardamenti. Dopo l'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943 la città, insieme a tutta la provincia di Bolzano e alle province di Trento e Belluno, passò sotto la diretta amministrazione del Terzo Reich, andando a costituire quella suddivisione territoriale che prese il nome di Zona di Operazioni delle Prealpi (Operationzone Alpenvorland). Ma la storia di Merano nella Seconda Guerra Mondiale è legata soprattutto alla persecuzione antiebraica. Merano, infatti, nel settembre 1943 fu teatro della prima azione di arresto e deportazione di ebrei sul suolo italiano. Dopo gli avvenimenti politici del 25 luglio 1943 e il timore di una possibile occupazione nazista dell'Italia, molti membri della comunità ebraica di Merano decisero di emigrare o di allontanarsi dalla città. All'indomani dell'8 settembre erano rimasti solo 60 ebrei, per lo più persone anziane, che non erano in grado di fuggire. L'arresto e la deportazione degli ebrei di Merano avvenne un mese prima della deportazione degli ebrei nel resto del paese e fu facilitata sia dalla presenza di numerosi elenchi nominativi, conseguenza dell'applicazione delle leggi razziali del 1938, sia dalla partecipazione attiva della popolazione. Il 16 settembre 1943 35 ebrei di Merano e Bolzano furono arrestati ad opera del servizio di polizia locale formato da altoatesini, al comando di Carlo Cristofoletti. Gli ebrei arrestati furono condotti nel sottoscala della Casa del Balilla in via Huber a Merano e nella tarda sera del 16 settembre fu organizzato il trasferimento al campo di internamento di Reichnau, in Austria, dove i deportati rimasero probabilmente fino ai primi di marzo del 1944, per essere poi spostati ad Auschwitz. Le case di tutti gli ebrei deportati vennero saccheggiate e i loro beni sequestrati. Altri dieci ebrei di Merano, che erano inizialmente riusciti a fuggire, furono catturati nell'ottobre 1943; ad un'altra ventina toccò la stessa sorte nei mesi seguenti. Va ricordato, infine, che la città di Merano ospitava anche un campo, il più grande tra quelli satelliti di Gries-Bolzano, nelle vicinanze di una caserma di Maia Bassa.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Vito Paticchia (a cura di), Percorsi della memoria. 1940-1945: la storia, i luoghi, con la collaborazione di Paolo Zurzolo, Clueb, Bologna 2005;
  • sito ufficiale del Comune di Merano.

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