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Fidenza (PR)

La provincia di Parma, per la ricchezza delle sue arterie stradali e ferroviarie, rappresentò durante la Seconda Guerra Mondiale, e in particolare negli anni dell'occupazione tedesca, una zona strategica per le truppe germaniche: il territorio di Fidenza, in particolare, suscitò l'interesse dei comandi nazisti per le linee ferroviarie che vi transitavano e, soprattutto, perché attraversato dalla via Emilia. Nei dintorni di Fidenza, dunque, già dall'agosto 1943 presero a stazionare reparti tedeschi che occuparono i locali pubblici delle frazioni senza informare l'amministrazione locale. Successivamente, con il sostegno del governo repubblichino, l'occupazione tedesca del territorio fidentino assunse maggiori proporzioni: a partire dal 21 ottobre 1943, le truppe della I Divisione corazzata SS furono sostituite da reparti della MilitärKommandantur (MK) 1008, il comando militare di zona guidato dal colonnello Hans Mühe, al quale spettavano sia i compiti di controllo militare del territorio sia quelli relativi al funzionamento dell'amministrazione civile ed annonaria. I comandi tedeschi cominciarono a requisire edifici e alloggi per soldati e ufficiali, distribuiti in diversi punti della città: i primi occuparono prevalentemente i locali della Rocca e della scuola pubblica "Rosa Maltoni" (oggi "Edmondo De Amicis"); gli ufficiali, invece, vennero alloggiati negli alberghi "Savoia", "Leon d'Oro" e "Due Spade" o in ville e palazzi signorili, come quelli di Ferruccio Conforti in via Trieste o di Piero Franchi in via Trento. Le richieste di nuovi edifici continuarono anche nei mesi successivi, tanto che nell'aprile 1944, su ordine del comando tedesco, il commissario prefettizio fascista, Attilio Pertusi, emise un'ordinanza per invitare i cittadini a denunciare al locale comando germanico gli appartamenti non occupati e le case chiuse. La rilevanza strategica del territorio e l'alta concentrazione di forze tedesche resero la provincia di Parma, e Fidenza in particolare, uno degli obiettivi principali degli attacchi aerei alleati durante 1944: le controffensive aeree denominate Strangle e Diadem miravano a colpire le vie di comunicazione per ostacolare i rifornimenti alle linee germaniche e favorire così l'attacco delle truppe di terra anglo-americane. In un anno furono 59 i bombardamenti aerei che colpirono Fidenza, devastandone la struttura edilizia e produttiva e cambiandone profondamente la fisionomia. Tra i più devastanti furono i bombardamenti del maggio 1944: la popolazione fidentina rimase dolorosamente colpita e sconvolta, sia per la profonda impressione delle esplosioni sia per i numerosi morti e feriti. Il 12 maggio, verso le 8 del mattino, alcuni aerei mitragliarono la via Emilia e la stazione ferroviaria, danneggiando la linea elettrica e uccidendo 2 persone, oltre a 11 feriti. Tuttavia, questo fu solo il preludio di quanto sarebbe accaduto il giorno successivo quando, nel giro di poche decine di minuti, una "grossa nube nera di apparecchi" colpì duramente la città, devastandola per il 70%, con uno spiegamento di mezzi eccezionali: in questa, che fu senza dubbio la più grave delle incursioni, morirono 113 persone, nonostante la città fosse già stata evacuata. In quest'ultimo attacco – che aveva come obiettivo i ponti della linea ferroviaria – gli aerei americani colpirono Fidenza in quattro ondate: la prima colpì la periferia, le due successive il centro storico e la quarta la stazione e alcune fabbriche. Anche la Rocca – residenza dei soldati tedeschi – fu pesantemente danneggiata, così come l'albergo "Savoia", alloggio degli ufficiali. Inoltre, l'interruzione di molte strade e un ulteriore smantellamento di tutti i servizi pubblici avevano drammaticamente paralizzato la vita cittadina. Dopo quel bombardamento, ad ogni allarme i fidentini fuggivano dal paese, spostandosi verso la campagna, e perfino le truppe della Guardia Nazionale Repubblicana chiesero al proprio comando di potersi trasferire a Fornio, una frazione fuori città. Fidenza divenne quasi una città fantasma: gli abitanti erano fuggiti, centinaia di abitazioni erano andate distrutte e la gran parte dei negozi, delle aziende e degli uffici aveva cessato la propria attività. Il 26 giugno 1944, per esempio, una relazione dell'autorità fascista segnalava 740 case sinistrate, su un totale di 893 abitazioni esistenti nel capoluogo e, alla fine di dicembre, una nuova comunicazione riferiva della chiusura di una settantina di aziende commerciali. Ma i bombardamenti del maggio 1944 diedero anche lo stimolo a molti a salire in montagna e ad unirsi a quei "ribelli" che avevano costituito le prime bande già tra l'autunno e l'inverno del 1943. I distaccamenti della Divisione "Val Ceno" aumentarono notevolmente i propri effettivi e, secondo le regole della guerriglia, i reparti vennero frazionati in unità più agili. Alla metà di giugno erano 4 le Brigate Garibaldi che costituivano la Divisione: la 31^ "Copelli", la 31^ "Forni", la 32^ "Monte Penna" e la 135^ "Mario Betti". Distaccamento fidentino fu il "Barabaschi" composto da giovani che provenivano tutti dallo stesso paese e che operò soprattutto sulla via Emilia. Non mancò a Fidenza il sostegno della popolazione alla Resistenza, a partire da un movimento spontaneo di solidarietà verso i militari in fuga dopo l'8 settembre 1943. Uomini e donne, inoltre, si attivarono spesso nel sabotaggio agli impianti industriali, alla ferrovia, alle strade o alle linee telefoniche e telegrafiche. Infine, quelle stesse donne collaborarono attivamente col movimento partigiano nel ruolo di staffette. L'11 aprile 1945, dopo giorni in cui si erano succeduti diversi scontri, le squadre partigiane entrarono a Fidenza e la trovarono deserta: i presidi tedeschi avevano ormai smobilitato ritirandosi verso nord. In attesa dell'arrivo degli Alleati, gli uomini del distaccamento "Barabaschi" e "Guatelli" controllarono tutto il territorio fidentino con posti di blocco e puntate improvvise contro i presidi repubblichini della Bassa. Il 26 aprile, dopo 13 giorni, giunsero finalmente i primi mezzi americani. Gli ufficiali angloamericani si incontrarono con i comandi partigiani e, insieme, consegnarono la città libera al locale Comitato di Liberazione. Il 1° maggio, dunque, esso assumeva tutti i poteri amministrativi e nominava primo cittadino il socialista Roberto Marchetti, il vecchio sindaco cacciato dai fascisti nel 1922. Nel 1960 la città di Fidenza è stata insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Civile. Bibliografia e approfondimenti:

  • Amos Aimi, Aldo Copelli, Fidenza nella Resistenza, Grafiche Lama, Piacenza 1984;
  • Amos Aimi, Storia di Fidenza, Edizioni Battei, Parma 2003;
  • Margherita Becchetti, Ilaria La Fata (a cura di), Una comunità in guerra. Fidenza e i fidentini nella lotta di Liberazione. 1943-1945, Comune di Fidenza 2003 e il relativo sito web pubblicato on line in occasione del 60° anniversario della Liberazione.

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