Per la realtà bresciana la Resistenza armata non fu certamente più importante della Resistenza civile, disarmata, che pure fu ampia, diffusa e con caratteri di spiccata originalità. In questo territorio la Resistenza doveva innanzitutto fare i conti con una situazione geopolitica particolarmente difficile. Brescia e la sua provincia si trovavano al centro della Repubblica Sociale Italiana: in città, e sul lago di Garda in particolare, vi erano i ministeri repubblicani e i comandi sia tedeschi che fascisti delle diverse formazioni militari. Di conseguenza, il controllo sulla zona era particolarmente oculato e questo fatto spiega almeno in parte le difficoltà del movimento partigiano. Se poi si considera che circa un terzo del territorio della provincia è pianeggiante, e dunque i collegamenti stradali, per quanto riguarda la pianura, erano allora numerosi e facili, si comprende che il controllo capillare del territorio era più agevole e conseguentemente più difficile l'attività delle formazioni armate. Ciononostante, sebbene in ritardo, riuscirono a formarsi gruppi partigiani nei quali prevaleva la componente cattolica: molte infatti erano le formazioni partigiane autonome di ispirazione cattolica, le Fiamme Verdi, che, insieme agli altri gruppi di diverso carattere politico, arrivarono a raggruppare circa 5.000 partigiani. Brescia fu liberata il 28 aprile 1945 quando le avanguardie americane riuscirono ad entrare nella città. Nella bassa bresciana, a Cigole, si formarono piccole unità partigiane a partire dal maggio del 1944 quando, ad opera di Giacomo Capuzzi, una squadra di Fiamme Verdi si tenne in collegamento con altri analoghi nuclei sorti nei paesi vicini e con compiti di procurare armi e munizioni. Nei ricordi della popolazione, comunque, rimangono soprattutto il disagio di quanti, donne, vecchi e bambini, soffrirono per la lontananza dei loro cari partiti per il fronte; la paure dei bombardamenti; l'assedio del paese per mano dei tedeschi. La guerra non era solo quella degli schieramenti che si contrapponevano al fronte, ma era anche quella vissuta ogni giorno dalla popolazione. Il 28 aprile 1945, dopo il disarmo dei fascisti locali, ci fu uno scontro tra i partigiani e le truppe tedesche che avevano circondato il paese. Il combattimento, durante il quale fu ferito a morte Paolo Farina, si concluse in tarda serata con l'arrivo di un reparto di soldati americani provenienti da Ghedi e con la ritirata dei tedeschi verso il Cremonese. Bibliografia e approfondimenti: