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Castelnovo ne’ Monti (RE)

Principale centro abitato dell'Appennino Reggiano, di cui è considerato il capoluogo, Castelnovo ne' Monti all'epoca della Seconda Guerra Mondiale contava circa 9.000 abitanti. Durante gli anni della lotta di Liberazione il centro del paese non fu protagonista di particolari fatti militari, sia perché posto sulla SS 63 quasi sempre controllata dal nemico, sia perché Castelnovo fu la sede del maggiore comando tedesco della montagna. Anche il teatro fu requisito dai nazifascisti e adibito a carcere per gli oppositori. Nonostante il paese fosse controllato da fascisti e tedeschi, furono molti i giovani che lasciarono Castelnovo per arruolarsi nelle vicine zone partigiane e molte furono anche le persone che agirono clandestinamente in favore dei "ribelli", tra le quali varie staffette che informavano i patrioti degli spostamenti del nemico. Fu in questo modo, ad esempio, che venne previsto il combattimento dello Sparavalle, la prima grande controffensiva dei fascisti per riprendere il controllo della montagna. Nella battaglia in campo aperto (10 giugno 1944) morirono 4 fascisti e 3 partigiani, di cui 2 castelnovesi. Dopo questo scontro le formazioni partigiane del luogo lasciarono il comune e vennero inquadrate nel "Battaglione della Montagna", continuando però ad operare prevalentemente nelle vicinanze di Castelnovo. Il 5 luglio 1944 il paese subì un bombardamento da aerei alleati che causò la morte di 13 civili. Venne colpito anche l'Ospedale S. Anna fondato dal dott. Pasquale Marconi "Franceschini", il quale fin da subito aveva appoggiato e organizzato la Resistenza. Nell'ospedale da lui diretto vennero ospitati clandestinamente e curati numerosi partigiani feriti e malati. Nell'ottobre 1944 i tedeschi arrestarono più di 100 uomini e ne deportarono circa una settantina. Ma queste misure intimidatorie non riuscirono a sopprimere la tacita ribellione dei castelnovesi; infatti, nei territori vicini gli abitanti seguivano le direttive del CLN - Comitato di Liberazione Nazionale, sostenevano le formazioni con ogni mezzo, davano vita ai Gruppi di Difesa della Donna per l'assistenza ai combattenti, costituivano le SAP (Squadre di Azione Patriottica che agivano con azioni di sabotaggio contro il nemico). I due distaccamenti della 145^ Brigata Garibaldi, "Montanari" e "Fontanesi", erano composti, per la quasi totalità, da giovani di Castelnovo. Gli uomini di questi distaccamenti si specializzarono in continui attacchi al traffico militare nemico sulla SS 63 sino a quando, con ultimo sforzo, dal 21 al 23 aprile, con altre forze, impegnarono i nazifascisti nelle operazioni finali. Castelnovo ne' Monti, tra i comuni della montagna, fu quello che diede il maggior numero di uomini e donne alla lotta armata di Liberazione: 481 in totale, di cui ben 55 donne, il che spiega, tra l'altro, il perché Castelnovo abbia deciso di erigere un monumento alla donna partigiana.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Comune di Castelnovo ne' Monti, Comitato Provinciale Reggio Emilia per le Celebrazioni del XXX della Resistenza, Castelnovo ne' Monti alle donne emiliane nella Resistenza, Reggio Emilia 1975;
  • Antonio Zambonelli, L'eccidio di Gatta, Comune di Castelnovo ne' Monti, Comune di Reggio Emilia, 1989;
  • 15 sentieri partigiani. Itinerari storico-escursionistici nell'Appennino Reggiano, a cura di Daniele Canossini, Fabio Dolci, Matthias Durchfeld, Massimo Storchi, Istoreco/rs libri, Reggio Emilia 2008.

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