Agli inizi del Novecento la quasi totalità della popolazione attiva campagnolese era dedita all'agricoltura, soprattutto produzione di uva, e all'allevamento di bovini. La maggior parte della terra era posseduta da grandi proprietari terrieri e condotta a mezzadria. Si costituirono anche le prime Cooperative (muratori, agricola, di consumo...), sostenute dall'amministrazione socialista. Dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale, la difficile situazione economica della popolazione portò nel paese forme di protesta sociale e politica. Nel 1921 il presidio fascista allontanò la Giunta socialista, imponendo un commissario prefettizio: iniziava così un periodo di violenze e rappresaglie nel paese e parallelamente nascevano le prime cellule comuniste clandestine. Dopo il 1943 a Campagnola Emilia si costituì il primo nucleo di partigiani, riuniti nella 77^ Brigata SAP "Fratelli Manfredi". In campagna si diffusero la case di latitanza, dove i fuggitivi trovavano ospitalità, e molte giovani svolsero funzione di staffetta. Nell'estate del 1944 si formò il Comitato di Liberazione Nazionale clandestino, che organizzò diverse azioni partigiane. Gli ultimi mesi di conflitto prima della Liberazione furono contrassegnati a Campagnola Emilia da rastrellamenti, combattimenti, uccisioni, in cui caddero vittime soldati, partigiani e semplici civili. Il paese venne liberato il 23 aprile 1945. Bibliografia e approfondimenti: