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Boretto (RE)

Durante la Seconda Guerra Mondiale, e in particolare negli anni dell'occupazione tedesca (1943-1945), Boretto era considerato dai fascisti della Repubblica Sociale, ma soprattutto dai nazisti, un importante punto di collegamento con il nord Italia e un centro di insediamento della retrovia dei contingenti della Wehrmacht impegnati al fronte. Posto in riva al fiume Po e collegato con la sponda sinistra mantovana, nel viadanese, grazie a un ponte di chiatte, il paese era quindi un luogo strategico, sia dal punto di vista militare, che dei trasporti in genere; un luogo di traffico sostenuto di rifornimenti e altre merci che venivano trasportate sia verso il fronte, sia oltre il Po, verso i territori della RSI, verso le zone sotto più stretto controllo nazifascista e verso la Germania. Il Comando di Piazza tedesco, Orstkommandantur, si acquartierò presso la sede della Cassa di Risparmio di Boretto, mentre gli ufficiali tedeschi furono alloggiati in paese presso alcune famiglie alle quali fu richiesta la disponibilità di locali liberi con un'ordinanza del Podestà Antonio Alberici. Al momento dell'insediamento del Comando tedesco la cittadinanza fu chiamata a collaborare con le forze di occupazione attraverso prestazioni di lavoro a favore della nuova amministrazione del paese. A questo scopo il comando fece richiesta dell'elenco dei lavoratori abili di Boretto dai 16 ai 60 anni di età da impiegare al loro servizio. La maggioranza delle persone che fu chiamata a prestare servizio per il Comando tedesco e per l'Organizzazione Todt non si sottraeva a questo obbligo a causa dei "vantaggi" che arrecava: per gli uomini entrare nell'Organizzazione Todt significava, innanzitutto, poter rimanere in Italia senza la paura di rastrellamenti o trasferimenti in Germania, ma sopratutto, evitare il richiamo alle armi della RSI e godere di una sorta di immunità, grazie alla quale i fascisti non potevano prendere provvedimenti di alcun tipo senza l'autorizzazione tedesca. Paradossalmente, la tessera della Todt era una sorta di salvacondotto. La popolazione borettese fu impiegata anche presso la sede del Comando di Piazza e nel magazzino Vroni dell'intendenza tedesca, uno dei più grandi punti di rifornimento per le truppe. Proprio la presenza di questi magazzini, se da un lato, fu uno dei motivi per cui in paese non si soffrì la mancanza di beni e di merci, che anzi circolavano abbastanza facilmente, tanto che i "borsari neri" dei paesi vicini venivano per rifornirsi e fare scambi; dall'altro lato, rese Boretto uno degli obiettivi dei bombardamenti aerei. Dal luglio del 1944 al febbraio 1945, infatti, si susseguirono una serie di lanci sul paese e sul territorio circostante che provocarono non solo la distruzione di molte abitazioni e il danneggiamento della ferrovia Parma-Suzzara, ma anche numerosi morti e feriti. La Resistenza armata a Boretto fu organizzata soprattutto dagli esponenti locali del Partito Comunista all'interno della Squadra d'Azione Patriottica (SAP) "F.lli Manfredi" della provincia di Reggio Emilia. Boretto, infatti, con i comuni limitrofi di Brescello e Poviglio, faceva parte del IV Distaccamento della 77^ SAP "F.lli Manfredi" di Reggio Emilia, sotto il comando di due povigliesi, Flaminio Musolesi ed Egidio Paini. La componente borettese del distaccamento era decisamente minoritaria, in quanto la maggior parte dei partigiani del paese, in tempi diversi, si erano spostati in montagna, per far ritorno a Boretto solo negli ultimi giorni prima della Liberazione. Le direttrici di fuga dei partigiani di Boretto portavano verso gli Appennini, dove convogliarono gli elementi più attivi nei momenti di maggiore tensione con il nemico nazifascista. La 77^ Brigata SAP operò soprattutto nella Bassa reggiana: si trattava, per la maggior parte, di azioni di sabotaggio e di ostruzionismo in una zona strategicamente importante per le truppe fasciste e tedesche perché passaggio obbligato verso nord di mezzi, armi e risorse. Le azioni di sabotaggio riguardavano soprattutto le principali vie di comunicazione e le linee ferroviarie: in particolare, la strada statale tra Poviglio e Boretto, dove era attivo il servizio di traghettamento oltre il Po, dopo la distruzione dei ponti in seguito ai bombardamenti aerei; la linea ferroviaria Reggio-Boretto (inaugurata da Benito Mussolini nel 1927), dove transitavano la maggior parte dei rifornimenti tedeschi sia verso nord che verso il fronte; la linea ferroviaria Parma-Suzzara, che collegava i vari presidi tedeschi con il Comando generale Militarkommandantur 1008 con sede a Parma, che comprendeva anche la provincia di Reggio Emilia. Il Corpo Volontari della Libertà di Boretto, che univa le varie componenti antifasciste del paese in un unico coordinamento, aderì al CLN il 6 marzo 1945. Dopo il 25 aprile Boretto verrà amministrata da queste forze rappresentate nel CLN su mandato dell'Amministrazione Alleata, fino alle prime elezioni amministrative del dopoguerra. Episodio da ricordare è la vicenda del diciottenne Felice Montanari "Nero" di Canneto sull'Oglio (Mantova): il 5 gennaio 1945, al casello 23, questo giovane partigiano subì, con un maresciallo tedesco suo prigioniero, un lungo assedio armato delle SS e dei fascisti, i quali si facevano scudo dei cittadini borettesi rastrellati sul posto. Vistosi perduto, per salvare gli ostaggi ed evitare di cadere vivo nelle mani del nemico, il giovane si uccise, senza uccidere il suo prigioniero. Per questo suo sacrificio, Montanari è stato insignito della Medaglia d'Argento al Valor Militare. Bibliografia e approfondimento:

  • Paola Calestani, Boretto e la sua gente. Vita quotidiana, guerra e Resistenza 1943-1945, Boretto 1997.

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