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Bolzano (BZ)

Capoluogo dell'omonima provincia autonoma in Trentino Alto Adige, Bolzano è situata in una conca nelle Alpi Orientali, all'incontro fra la valle dell'Isarco, quella dell'Adige e la Val Sarentino (Talvera): i tre fiumi che attraversano il territorio comunale. Il nucleo storico della città risiede nel triangolo delimitato ad ovest dal torrente Talvera, a sud dal fiume Isarco e a nord-est dal Monte Tondo. L'ampliamento di Bolzano oltre il Talvera fu opera del periodo fascista e aveva lo scopo di concorrere all'italianizzazione della provincia che era stata annessa al Regno d'Italia nel 1919, dopo la Prima Guerra Mondiale. Con la successiva annessione da parte tedesca dell'Austria (Anschluss - 1938), l'unità del Tirolo fu spezzata ulteriormente creando nuovi conflitti civili e amministrativi tra italiani e tedeschi. L'anno successivo (1939) il gruppo tedescofono scelse in maggioranza di trasferirsi nel Reich, ma con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la situazione rimase immutata. All'indomani dell'8 settembre 1943 Bolzano, insieme al resto dell'Alto Adige e alle limitrofe province di Trento e Belluno, venne inclusa nella Zona di Operazioni delle Prealpi (Operationzone Alpenvorland), una suddivisione territoriale creata da Adolf Hitler, annessa de facto al Terzo Reich (seppur appartenente de jure alla Repubblica Sociale Italiana). Le truppe dell'esercito italiano vennero disarmate e deportate. Bolzano fu posta sotto il controllo del Gauleiter Franz Hofer, al quale erano stati assegnati pieni poteri. I tedeschi imposero un rigido sistema di occupazione: crearono una fitta rete di controllo sul territorio; costituirono il Sondeirgerich, un tribunale speciale che condannò a morte molti partigiani e renitenti alla leva con cittadinanza italiana; venne istituito il Reggimento Bozen, impiegato nella lotta contro i partigiani e fatto oggetto dell'attentato di via Rasella a Roma. Inoltre, a Gries, un sobborgo di Bolzano, fu aperto un campo di concentramento, chiamato ufficialmente Polizei-und Durchgangslager, che, a partire dal luglio 1944, accolse prigionieri di guerra e, dopo lo scioglimento del campo di Fossoli di Carpi (Modena), divenne l'unico centro di concentramento e di smistamento per ebrei e politici. Si trattava di un complesso di capannoni costruiti nel 1941 dal Genio militare e adibiti a deposito. Di forma rettangolare, occupava un'area di 17.500 metri quadrati ed era circondato da un muro di recinzione con filo spinato; il Corpo di Guardia era costituito da SS di varie nazionalità. Comprendeva anche vari laboratori di lavoro: falegnameria, sartoria, tipografia e officina meccanica. È stato calcolato un transito di 11.116 prigionieri, destinati ai campi di concentramento e sterminio nazisti. Di questi, 3.500 vennero rilasciati il 3 maggio 1945, al momento della chiusura del campo. I prigionieri erano ebrei e politici, uomini e donne, in provenienza dalle carceri di Milano, Torino e Genova, ed erano classificati - come nei campi nazisti - con u triangolo di colore diverso secondo i motivi del loro internamento. Il Lager di Bolzano dipendeva dall'SS-Gruppenführer Harster, di stanza a Verona, che nominò il tenente Titho alla carica di comandante. Responsabile della disciplina era il sergente SS Hans Haage, entrambi provenienti dal campo di Fossoli. Tra l'ottobre del 1944 e il febbraio del 1945 è documentata la partenza dal campo di Bolzano di almeno sette convogli, con destinazione Auschwitz (24 ottobre 1944), Flossenbürg, Mauthausen e Ravensbrück. Il 1° febbraio 1945 partì l'ultimo convoglio diretto al campo di Mauthausen. Nonostante un tessuto poco favorevole e la forte repressione, nei primi mesi del 1944 iniziò anche l'attività del CLN altoatesino (Partito d'Azione, Democrazia Cristiana, Partito Comunista e membri antinazisti tirolesi), il quale ebbe un'incidenza limitata, soprattutto dopo che il gruppo dirigente fu individuato e catturato: durante i duri interrogatori ad opera del maggiore August Schiffer del Servizio di Sicurezza, morì per sevizie l'azionista Manlio Longdon. Nell'aprile del 1945 Bruno De Angelis, inviato del CLNAI, reclutò e inquadrò ogni forza disponibile nella zona di Bolzano per organizzare il passaggio di poteri in vista della resa tedesca: nonostante un particolare accordo che prevedeva il pattugliamento misto di partigiani e militari tedeschi su caserme, strade e magazzini, la mattina del 3 maggio vi furono sanguinosi scontri a fuoco in cui persero la vita 25 partigiani e 20 civili. Lo stesso De Angelis in seguito fu nominato prefetto dell'Alto Adige sotto il controllo alleato e da maggio fino alla fine di dicembre affrontò problemi di ordine pubblico, stemperando le tensioni fra i differenti gruppi linguistici presenti sul territorio.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Vito Paticchia (a cura di), Percorsi della memoria. 1940-1945: la storia, i luoghi, con la collaborazione di Paolo Zurzolo, Clueb, Bologna 2005;
  • sito ufficiale del Comune di Bolzano.

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