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Bologna (BO)

Antichissima città universitaria, Bologna è sempre stata un importante centro urbano di raccordo tra il nord e il centro dell'Italia, nodo strategico di comunicazioni stradali e ferroviarie. Sia per questa sua centralità nel sistema delle comunicazioni, sia per la sua posizione di retrovia della Linea Gotica, Bologna fu una delle città italiane più colpite durante la Seconda Guerra Mondiale. Fra il settembre 1943 e l'aprile 1945, con l'insediamento del comando militare tedesco e della Repubblica Sociale Italiana, la città conobbe un duro regime di occupazione, il freddo e la fame per la popolazione civile, e soprattutto le violenze tremende dell'ideologia nazifascista che coinvolsero la popolazione civile, considerata nemica. Ebbero così luogo gli arresti, le sevizie, le rappresaglie, gli eccidi come quello di Monte Sole compreso nella zona tra Marzabotto, Grizzana e Monzuno (770 vittime civili). Non mancarono i bombardamenti alleati che, nonostante gli obiettivi fossero essenzialmente strategici, coinvolsero gran parte del tessuto urbano e della popolazione. Il primo di una serie di attacchi ebbe luogo il 16 luglio 1943 con effetti devastanti tra i quali lo sconvolgimento della fisionomia di quartieri del centro storico e danni ingenti al principale scalo ferroviario. Il 25 settembre 1943 Bologna fu nuovamente oggetto di incursioni aeree che colpirono, oltre al centro, anche i quartieri periferici: si contarono 936 morti e migliaia di feriti. Ma Bologna fu soprattutto protagonista nella Resistenza grazie alle numerose e coraggiose azioni condotte da gruppi partigiani e antifascisti. Tra le tante: la Battaglia dell’Università del 20 ottobre 1944, quella di Casteldebole del 30 ottobre successivo, la Battaglia di Porta Lame del 7 novembre e pochi giorni dopo quella della Bolognina. In particolare, Porta Lame rappresenta una delle più grandi battaglie in campo aperto in una città occupata dai tedeschi. Lo scontro armato si svolse tra i partigiani della 7^ GAP (305 in totale), asserragliati tra il Macello (75 unità) e le rovine dell’Ospedale Maggiore (230 unità), ed ingenti forze nazifasciste, sostenute dall'artiglieria e da un carro armato. L’assedio durò tutta una giornata fino allo scontro finale che causò lo sbandamento delle forze nemiche. Alto fu il tributo di sangue versato dai bolognesi: il numero dei morti civili caduti sotto i bombardamenti è stato di 2.481 persone, i partigiani caduti nella provincia sono stati 2.052, cui sono da aggiungere quelli non sopravvissuti alla deportazione. Durante la notte del 20 aprile 1945 i punti nevralgici della città (Comune, Prefettura, Tribunale, impianti civili ed industriali) erano stati già occupati e presidiati dai partigiani della 7^ GAP e questo consentì agli Alleati di entrare in città senza sparare un colpo. Nelle prime ore della mattina del 21 aprile 1945 le unità alleate del 20° Corpo Polacco dell’8^ Armata Britannica, delle Divisioni USA 91^ e 34^, i Gruppi di combattimento "Legnano", "Friuli" e "Folgore" e della Brigata partigiana Maiella entrarono a Bologna. Più tardi nella mattinata arrivarono anche i bersaglieri del battaglione "Goito" che sfilarono percorrendo via Rizzoli mentre la folla, radunata ormai in centro, li acclamava. Nel pomeriggio entrarono in città le Brigate partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e la 7^ "Modena". Gruppi di donne cominciarono a deporre fiori ed affiggere foto sul muro esterno del Comune in Piazza Nettuno poiché in quel luogo, chiamato dai fascisti "posto di ristoro dei partigiani", furono fucilati molti resistenti. Nacque così, in maniera del tutto spontanea, il Sacrario dei partigiani. La festa fu turbata dal ritrovamento dei cadaveri di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli, trucidati e abbandonati ai Prati di Caprara dai fascisti in fuga. I combattimenti continuarono con le truppe tedesche in ritirata tra San Giorgio di Piano e Pieve di Cento. Proprio a San Giorgio di Piano si consumò l'ultimo eccidio nazista nel bolognese: 22 uccisi il 22 aprile. Per gli eventi vissuti nel corso del conflitto, Bologna è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Città partigiana, fedele alle antiche tradizioni, non volle soggiacere alla prepotenza del tedesco invasore, e col sangue purissimo di migliaia dei suoi figli minori, con le sue case distrutte ed in epici, diuturni combattimenti sostenuti con le armi strappate al nemico, fu all'avanguardia nell'impari lotta e nell'insurrezione che, nell'alba radiosa, dell'aprile 1945, portò la Patria alla riconquista della sua libertà. Settembre 1943 – Aprile 1945” Bibliografia e approfondimenti:

  • Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel bolognese. Comune per Comune, Anpi-Bologna, 1998;
  • B. Dalla Casa e A. Preti (a cura di), Bologna in guerra. 1940-1945, FrancoAngeli Editore, Milano 1995;
  • E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, Giulio Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Claudio Silingardi, Alle spalle della Linea Gotica. Storie luoghi musei di guerra e Resistenza in Emilia Romagna, Edizioni Artestampa, Modena 2009;
  • Emilia Romagna. Itinerari nei luoghi della memoria 1943-1945, Touring Club Editore, Milano 2005.

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