Luciano Manzi, ex partigiano, ricorda la sua famiglia di orientamento antifascista e spiega le ragioni per le quali suo padre Mario, nel 1924, decise di trasferirsi con moglie e figli dall’Oltrepò Pavese prima ad Asti, e poi a Parigi, in Francia.
Racconta Luciano nella sua autobiografia, Una vita per gli ideali di libertà e socialismo (AGIT, Beinasco (TO) 2003):
“… Una domenica pomeriggio, nell’osteria principale del paese (Montalto Pavese, n.d.r.), mio nonno e altri avventori conosciuti come socialisti furono provocati, offesi e picchiati da una squadra di fascisti venuta apposta da Casteggio. Nel piccolo paese la voce corse velocemente: mio padre, alcuni suoi fratelli ed altri ex combattenti (della Prima Guerra Mondiale, n.d.r.) accorsero in aiuto dei genitori e riuscirono a raggiungere la squadra dei fascisti che, cantando soddisfatta, aveva già imboccato la strada del ritorno. A quel punto le cose cambiarono e i fascisti furono costretti a fuggire attraverso i campi. L’euforia della vittoria sui fascisti durò poco: l’indomani le guardie regie salirono a Montalto e iniziarono le indagini con l’aiuto dei carabinieri.
Mio zio Luigi, fratello di mio padre, decise di partire subito per la Francia … . Mio padre, stanco di fare il contadino mal retribuito, decise che era giunto il momento di partire per Asti, con la speranza di trovare una migliore sistemazione per sé e per la famiglia, confidando nell’aiuto dei suoceri.
Per un po’ la famiglia visse tranquilla, ma un giorno due questurini vennero a cercare mio padre. Capitò proprio nel periodo in cui nacqui io, attorno al 12 febbraio 1924. Mio padre a quel punto decise che era giunto anche per lui il momento di partire per la Francia e puntò su Parigi, contando di riuscire a sistemarsi …”
La datazione del video fa riferimento alla data di nascita del Sen. Luciano Manzi, anno in cui il pare Mario decise di emigrare in Francia con la famiglia per sfuggire alle persecuzioni fasciste.