Luciano Manzi, ex partigiano piemontese, racconta dell’occupazione nazista di Parigi a seguito della quale fu rimpatriato in Italia.
Arrivato ad Asti, nel gennaio 1943 venne richiamato alle armi nell’Esercito Regio Italiano.
Scrive Luciano Manzi nella sua autobiografia:
“Il 14 giugno 1940 andai a vedere l’entrata dei tedeschi a Parigi, che cominciarono subito ad arraffare tutto ciò che riuscivano a trovare. La città era semideserta, molti negozi erano chiusi. I rifornimenti non arrivavano più, si facevano code per ore per avere qualche cosa da mangiare. Io e il compagno francese che ci ospitava ci davamo il cambio per comperare qualche patata o altro. Tutte le fabbriche erano chiuse.
Si andò avanti così per un po’, poi, piano piano, la città riprese a vivere, ma solo in funzione dei tedeschi. […]”
Il racconto continua con le vicende vissute dopo il rientro in Italia:
“… riuscii a trovare un posto come macchinista in una segheria di Asti, dove rimasi sino all’inizio del 1943, quando venni chiamato per fare il militare.
Agli italiani residenti in Friuli e a quelli che arrivavano dall’estero era riservato un trattamento particolare: venivano chiamati prima degli altri. Quando arrivai in caserma mi accorsi che ci avevano anche raggruppati. Molti di quelli che erano con me provenivano da Belgio, Francia, Olanda e Istria. Prima fui mandato vicino a Trieste, poi a Voghera nel “genio guastatori”, dove ci addestravano per spedirci in Africa.
Partimmo con una tradotta da Voghera per Bari, ma ci bombardarono due volte: una volta vicino a Sant’Arcangelo di Romagna e un’altra prima di arrivare a Fano, costringendoci ad aspettare nuovi equipaggiamenti e a fare tappe di lunga attesa.”
La datazione del video fa riferimento al periodo in cui avvennero i fatti qui raccontati, dall’occupazione tedesca di Parigi alla chiamata alle armi di Luciano Manzi nel gennaio 1943.