Luciano Manzi, ex partigiano piemontese, racconta uno dei momenti più difficili della Resistenza italiana, quando nel novembre 1944 il Comandante in capo delle truppe Alleate nel Mediterraneo, il feldmaresciallo inglese Harold Alexander, proclamò la sospensione delle operazioni alleate sulla Linea Gotica per l’inverno 1944/1945 e chiese la cessazione di tutte le azioni partigiane.
La campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale sarebbe ripresa nella primavera 1945.
Questo significò anche che ora i nazifascisti avevano campo libero per compiere ingenti rastrellamenti a danno dei “ribelli” e degli antifastisti.
Scrive Luciano Manzi nella sua autobiografia, Una vita per gli ideali di libertà e socialismo (AGIT, Beinasco (TO) 2003):
“[…] Il comando generale delle Brigate Garibaldi criticò subito decisamente il Proclama Alexander, che non teneva conto della situazione in cui si trovavano tanti partigiani, per i quali era impossibile nascondersi e sparire per mesi. Molti erano ricercati dai repubblichini perché renitenti alla chiamata o disertori diventati partigiani e, se arrestati, rischiavano la fucilazione o la deportazione in Germania, […]. Tutti questi, e molti altri che sostenevano apertamente il movimento partigiano, non potevano improvvisamente scomparire per poi ricomparire in primavera. […] Applicando la direttiva di Alexander si metteva a rischio tutto l’esercito partigiano, che avrebbe dovuto faticare moltissimo, mesi dopo, per ritrovare la forza di attaccare il nemico. E’ evidente che il proclama creò molto disorientamento tra le file partigiane e antifasciste, e fu in quel clima che avvenne lo scontro (con i tedeschi e i fasciti, n.d.r.).”
La datazione del video fa riferimento alla diffusione del Proclama Alexander su Radio Londra.